Stupori e tremori – Amélie Nothomb

By lacortigianadinchiostro
Aprile 9, 2021

Autore: Amélie Nothomb
Titolo: Stupore e tremori
Casa editrice: Voland
Pagine: 112
Genere: Narrativa

Cari amici librosi,
questo mese vi parlo del libro “Stupori e tremori” di Amélie Nothomb, edito dalla casa editrice Voland e tradotto da Biancamaria Bruno.

“Stupori e tremori” si caratterizza per essere un’autobiografia, così definita dall’autrice stessa. Quando Amélie, all’età di 20 anni, ottiene un posto di lavoro in una importante multinazionale giapponese.

Una storia che mostra una Nothomb agli inizi, quando come tutti, ha dovuto affrontare un lavoro non adatto a lei, e seguire le rigide regole di un Paese che amava ma che, allo stesso tempo, si contrapponeva alla sua natura estrosa. Troviamo un’Amelie non ancora autrice, non ancora sicura della sua strada. Ma riscontriamo sempre la sua vena ironica, autoironica, sarcastica che personalmente adoro.

Una storia di parossismi, di regole non scritte ma ferree e severe, una sorta di lotta tra Oriente e Occidente, tra due ideologie, culture, opposte e difficili da far collimare.

Questa autrice l’ho scoperta qualche anno fa e da quel momento mi ha catturato.

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L’8 gennaio 1990, Amélie inizia il suo lavoro alla Yumimoto, una delle società più rinomate del Giappone. Ben presto scoprirà come, nell’azienda, ogni impiegato sia solo un numero in una piramide sociale dove vigono regole tacite ma ferree, dove l’onore e il rispetto del proprio ruolo di lavoro deve essere senza eccessi ed è l’unico stile comportamentale da seguire. Uno stile difficile per Amélie, di natura eccentrica e creativa non adatta alle imposizioni, a volte peccando in comportamenti non ammessi nella ideologia nipponica, estremamente schematica.

Solo grazie alla sua immaginazione riuscirà ad affrontare un lavoro non stimolante, a volte considerato quasi come un incubo, ma che, nonostante tutto ne ammira le trame.

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La Nothomb struttura la storia utilizzando, ovviamente, una tipologia di narrazione autodiegetica, essendo un’autobiografia. Grazie a tale scelta è possibile entrare nell’universo emozionale, ironico, analitico ed eccentrico dell’autrice. Un universo fatto di ragionamenti e intuizioni in un continuo passaggio emotivo tra alti e bassi, dove Amélie si trova a dover affrontare lavori assegnati come punizione per la sua natura eccentrica ed estremamente sottovalutata nell’azienda.

Una scrittura fluida, lineare, che accompagna il lettore nei vari accadimenti, grazie a una grande capacità di descrizione, nel muovere la macchina da presa della narrazione soffermandosi in dettagli impercettibili, come un semplice masticare, riuscendo quasi a far percepire il rumore dei denti che macinano l’alimento oggetto della sua riflessione.

Una storia che rincuora e fa capire come una persona non deve, ma soprattutto non può essere perfetta, di come tale pensiero sia impossibile oltre che sbagliato. Fa riflettere sul come sia inutile perdere se stessi, il proprio io dentro a dogmi lavorativi o schemi mentali.

Un insegnamento sull’essere se stessi, sull’accettazione dei propri limiti, e dell’affrontare qualsiasi situazione, anche la più avvilente con il sorriso, ma soprattutto con la fantasia e l’immaginazione.

Cosa dire della Cortigiana d’Inchiostro? La storia, come già avrete intuito, mi ha coinvolto fin da subito. Lo stile di Amélie Nothomb, che definirei istrionico, riesce a creare un immediato legame con il lettore, quasi come un ascoltare le vicende di un’amica.

Un’autrice che ammiro per la sua attività proficua di scrittura; un’autrice che consiglio a tutti di leggere perché regala spensieratezza. Un libro che si divora in poco tempo e che lascia con un gran sorriso sulle labbra e nel cuore.

Stefania Marotta

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