Poi quando torno mi metto a lavorare – Manuela Del Coco

By lacortigianadinchiostro
Ottobre 1, 2020

Autore: Manuela Del Coco
Titolo: Poi quando torno mi metto a lavorare
Casa editrice: Edizioni Esperidi
Pagine: 232
Genere: Narrativa

Cari amici librosi,
questo mese vi parlo del libro “Poi quando torno mi metto a lavorare” di Manuela Del Coco, edito da Edizioni Esperidi.

Un romanzo sugli anni Ottanta in Italia, a Lecce, sulla droga e gli eccessi, ma soprattutto sulla sofferenza che investe i ventenni, come in bilico tra l’età dell’adolescenza e l’età adulta in uno stato di noia repressa che, spesso, li porta a compiere azioni insensate con il solo scopo di rincorrere il brivido, l’adrenalina.

Una lotta continua contro il sistema e le scelte sociali, contro quei dogmi ritenuti troppo stretti.

Sulla scia del romanzo “Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino”, quella della Coco è una storia sulle lotte di tutti coloro definiti e considerati come outsider. In perenne lotta per creare una propria realtà, un proprio posto nel mondo, in una società ancora troppo bigotta, ristretta e non ancora abituata ai cambiamenti. Quando tutto deve per forza andare bene, apparire al meglio, e se ciò non accade, l’importante è tacere, l’importante è che nessuno lo sappia.

In una Lecce che gli stava terribilmente stretta e che trovava bigotta, ipocrita e noiosa, riteneva che per poter vivere una vita fuori dall’ordinario, fosse indispensabile aprirsi un varco attraverso il quale oltrepassare la mediocrità e il perbenismo dilagante

***

Davide vive a Lecce, ha vent’anni, è di buona famiglia, ha degli amici fidati come Fabrizio, Martina e Luca, ed è bello. Tremendamente bello da destare invidia e ammirazione. Tutto è apparentemente perfetto nella sua vita, tutto sembra semplice agli occhi di chi lo ammira, ma dentro di sé nasconde una profonda inquietudine.

Sono gli anni Ottanta, anni in cui si respira aria di rivalsa, ma non nella sua città. Al ritmo delle canzoni di David Bowie, Davide, ormai annoiato dalla sua solita routine, scopre una nuova realtà leccese, quella degli stupefacenti: dell’eroina. Una realtà che inizialmente riesce a tranquillizzarlo ma che lo trascina, inesorabile, nel tunnel della tossicodipendenza, una caduta rovinosa in un baratro infernale.

Quattro solitudini alla ricerca di se stesse, Davide, Fabrizio, Martina e Luca, che intraprenderanno un cammino lastricato di sofferenza, dolore e inquietudine, alla ricerca di una felicità apparentemente impossibile da raggiungere. Quando l’unica via di salvezza è dentro di sé.

***

Il romanzo della Coco, scritto in terza persona, è estremamente utile nel comprendere le innumerevoli sofferenze, le sfide che ogni personaggio deve affrontare, il modo in cui ognuno tenti di combattere quella forza quasi impossibile da frenare, da bloccare: la dipendenza. Una storia che permette al lettore di empatizzare ed entrare nella mente di chi affronta un tale percorso di vita, di poter vedere quei demoni di chi cerca in tutti i modi una via per migliorarsi fino a comprendere che l’unica soluzione è la propria forza di volontà. L’unica luce, sempre più flebile.

Ogni attore narrativo è psicologicamente ben delineato, grazie a una scrittura semplice e fluida è possibile comprendere ogni minima sfaccettatura dei tratti caratteriali non solo dei personaggi principali ma anche di quelli secondari, non meno importanti.

Questa di cui vi ho parlato non è sicuramente una storia rilassante, tuttavia è necessaria per poter aprire gli occhi su tematiche ancora oggi forti e d’impatto.

Che dire della Cortigiana d’Inchiostro? Un libro che consiglio per il suo raccontare in modo semplice una tematica complessa, con uno stile che cattura nella sua audacia, nel coraggio di riuscire a mostrare ciò che si nasconde in chi affronta un percorso di tossicodipendenza, nel mostrare ciò che rappresenta veramente la droga. Nel raccontare di un veleno che piano piano penetra in una Lecce assolata, ma che, in verità, dietro a quel sole splendente si nasconde un oscuro problema: un enorme vuoto, un male silenzioso e feroce.

Il divertimento, quella noia malata di trasgressione, l’eroina, i furti, le disintossicazioni, le bugie, racconti ordinari di un ventenne che aveva scelto di bruciare le tappe senza vivere, sforzandosi soltanto di mostrare a tutti ciò che nessuno voleva vedere.
La luce

Stefania Marotta

Altri articoli

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *