Le assaggiatrici – Rosella Postorino

By lacortigianadinchiostro
Febbraio 5, 2020

9788807032691_quarta.jpg.444x698_q100_upscaleAutore: Rosella Postorino

Titolo: Le assaggiatrici

Casa editrice: Feltrinelli

Pagine: 288

Genere: romanzo storico

Cari amici librosi,
questo mese vi parlo del romanzo “Le assaggiatrici” di Rosella Postorino, edito da Feltrinelli.

Vincitrice del Premio Campiello, la vicenda da lei raccontata ha preso spunto da una storia vera, quella di Margot Wölk, l’ultima assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf, che fino all’età di 96 anni aveva nascosto questo suo ruolo, probabilmente per timore e paura. Un lavoro, quello delle assaggiatrici, voluto dal Führer per timore di essere avvelenato. La Postorino dopo aver letto un articolo di giornale che trattava della storia di Margot Wölk, rimase colpita da una sua dichiarazione dove affermava che pur non essendo una nazista aveva ugualmente svolto un lavoro che la metteva in pericolo di vita pur di salvare quella di Hitler. Un ruolo, quello delle assaggiatrici, che fino a quel momento era sconosciuto ai più.

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Rosa Sauer ha ventisei anni, è berlinese, tedesca, ma non è nazista; la sua famiglia non lo è mai stata. I bombardamenti alla sua amata Berlino la costringono a trasferirsi dai suoceri a Gross-Partsch, mentre il marito Gregor è da tempo al fronte. La sua vita cambia drasticamente quando le SS le comunicano che da quel momento avrebbe lavorato per Hitler come assaggiatrice. A partire da quella fatidica mattina una nuova routine scandisce la sua esistenza, fatta di vita e di morte in attesa. Ogni giorno, ogni boccone, rappresenta una lotta per la sopravvivenza. Ogni pasto potrebbe, in realtà, essere l’ultimo. Ma anche al peggio ci si può abituare, e la paura lascia il posto all’amicizia, alla fiducia, e al coraggio di vivere e di lottare con le sue compagne di quel destino agrodolce, le altre assaggiatrici.

Ma anche l’amicizia più forte conserva parole non dette, confidenze celate, segreti da nascondere, come l’attrazione che lega inesorabile Rosa e il nuovo tenente delle SS, Ziegler, severo e ostile, quasi inaccessibile, odiato dalle altre assaggiatrici, ma non da lei. Una relazione clandestina, che la porterà ad affrontare emozioni contrastanti, fatta di voglia di vivere, sensi di colpa e amore.

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La storia raccontata dalla Postorino mostra la guerra da un punto di vista diverso, non il consueto a cui siamo abituati, ma quello delle donne tedesche, di chi la guerra l’ha vissuta dentro la cosiddetta “tana del lupo” nel periodo culmine della crudeltà nazista. Il ruolo della donna tedesca in quel periodo non era facile, considerata più che altro come fattrice, più aveva figli e più era premiata ed elogiata dal regime. L’estrema fragilità della protagonista e delle sue compagne fa capire e quasi toccare con mano le difficoltà che dovettero subire, ma anche una grande forza e coraggio nel reagire a quel male che incombeva su di loro.

Un romanzo delicato e profondo, che tratta tematiche importanti dall’amicizia all’amore, dalla morte alla guerra, dall’arrendersi al combattere; il tutto sempre sullo sfondo cupo del conflitto e del clima di terrore e intimidazione del nazismo riversato anche nei confronti dei cittadini tedeschi, quando dure leggi vigevano su di loro. Ma anche il male può avere delle sfumature di benevolenza, non esiste il male puro, e probabilmente è proprio ciò che la scrittrice ha voluto mostrare, sottolineando un aspetto delle SS diverso, più umano. Un aspetto che personalmente mi ha fatto ricordare Irène Némirovsky nel suo “Sweet francese”.

La Postorino mette in luce un capitolo della Seconda Guerra Mondiale poco conosciuto, un ruolo, quello delle assaggiatrici sconosciuto ai più.

“Ogni lavoro, del resto, implica dei compromessi. Ogni lavoro è una schiavitù: il bisogno di avere un ruolo nel mondo, di essere incanalati in una direzione precisa, per sottrarsi al deragliamento, alla marginalità”

Il punto di vista è quello della protagonista Rosa, che attraverso una narrazione autodiegetica, mostra al lettore quella quotidianità che caratterizzava la vita di queste donne, le paure che attanagliavano ognuna di loro, ma soprattutto la guerra interiore che affligge quasi costantemente la protagonista. Il volersi opporre all’attrazione per il tenente Ziegler, verso quel ruolo forzato, verso lo stesso regime, ma allo stesso tempo rimanere lì, ferma, e assaggiare un altro boccone. Morte e vita, vita e morte: un orologio che scandisce il tempo come un grande pendolo esistenziale.

Quella de “Le assaggiatrici” è una narrazione fluida, con uno stile semplice e scorrevole, elemento importante quando si trattano tematiche drammatiche. Tuttavia questo fluire della storia è effettivamente privo di particolari colpi di scena e tensione drammatica. Dovuto probabilmente allo stretto legame tra la storia di finzione e quella reale.

Che dire, quindi, della Cortigiana d’Inchiostro? La vicenda narrata è interessante, lo stile semplice cattura immediatamente il lettore, tuttavia, non vi è un livello tale di pathos, di tensione emotiva, da far apprezzare con certezza il romanzo.

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