“Resisto dunque sono”

By lacortigianadinchiostro
Febbraio 7, 2016

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Titolo: Resisto dunque sono

Autore: Pietro Trabucchi

Casa Editrice: Corbaccio

Pagine: 208

Genere: saggio

 

Il libro di cui voglio parlarvi mi è stato dato in dono. Un regalo per spronarmi a essere sempre combattiva (o almeno il più possibile) e a non arrendermi alle avversità. Non è una frase fatta, ma semplicemente la realtà.

Un libro diverso insomma, nel quale non c’è una storia tra personaggi ma una sorta di raccolta di varie esperienze raccontate mediante la voce narrante dello psicologo Pietro Trabucchi.

Capita a tutti di vivere dei momenti decisamente negativi per un motivo o per l’altro. Può essere per il lavoro/ non lavoro, una situazione sentimentale, motivi di famiglia o di salute ma anche delle piccole situazioni o gesti che se interpretati in modo erroneo possono creare delle ipotesi sbagliate e far cadere in qualche baratro di angoscia che sfocia nella depressione. Momenti in cui, paradossalmente, anche una piccola parola di conforto, una giusta frase possono risollevare da quel tunnel oscuro.

Credo che un tale effetto lo si possa riscontrare proprio nel libro di Trabucchi.

In “Resisto dunque sono”, frase che richiama immediatamente Cartesio con il suo “cogito ergo sum”, sono raccontate, unico verbo che potrebbe descrivere bene il tipo di narrazione presente nel libro, le esperienze di  numerosi atleti e di persone che hanno dovuto affrontare delle situazioni familiari, di salute, e di vita in generale estremamente difficili e complesse ma nonostante ciò sono riuscite a trovare un sostegno in loro stesse e ad andare avanti verso i loro obiettivi. Trabucchi utilizza una particolare definizione per descrivere una tale capacità: la resilienza. La resilienza viene da lui definita come “l’arte di risalire sulla barca rovesciata”, la forza di non lasciarsi trasportare dall’onda maligna, una corrente provocata da una situazione problematica, ma la capacità di poter nuotare contro la corrente avversa, senza lasciarsi trasportare da essa.

La narrazione è strutturata come una sorta di diario documentato, è un saggio sulla forza di volontà e mentale, sulla capacità di affrontare i problemi e uscire vincenti anche nella sconfitta. Come sostiene l’autore: “Il modo in cui un soggetto vede gli eventi ha effetto sulla sua biochimica cerebrale”. La chiave per aprire la porta delle opportunità è nella nostra mano, sta a noi decidere se utilizzarla oppure no.

La storia, la cortigiana presente in questo libro mi ha totalmente affascinata. Ammetto di aver trovato molte caratteristiche di me stessa all’interno di esso, è una sorta di auto analisi, quasi come auto-psicanalizzarsi. È un libro che consiglio assolutamente, soprattutto per chi necessita di quelle parole di incoraggiamento, per chi non ha il coraggio di affrontare determinate scelte, per chi ha paura, per chi è apatico, per chi si abbatte. È per tutti noi.

Vorrei concludere con la poesia “la locanda” del mistico Gialāl ad-Dīn Rūmī :

“L’essere umano è una locanda,
ogni mattina arriva qualcuno di nuovo.
Una gioia, una depressione, una meschinità,
qualche momento di consapevolezza
arriva di tanto in tanto,
come un visitatore inatteso.
Dai il benvenuto a tutti, intrattienili tutti!
Anche se è una folla di dispiaceri
che devasta violenta la casa
spogliandola di tutto il mobilio,
lo stesso, tratta ogni ospite con onore:
potrebbe darsi che ti stia liberando
in vista di nuovi piaceri.
Ai pensieri tetri, alla vergogna, alla malizia,
vai incontro sulla porta ridendo,
e invitali a entrare.
Sii grato per tutto quel che arriva,
perché ogni cosa è stata mandata
come guida dell’aldilà”

 

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